UN VIAGGIO CINEMATOGRAFICO IN IRAN

Antonia Shoraka

Anticipazione magazine 2020 Parextour…

Dall’arrivo del cinema in Iran, passano ben 110 anni. Fu Mozaffareddin Shah, il terzultimo re qajaro, ad aver portato un apparecchio, il “Cinematograph”, da uno dei suoi viaggi in Occidente, a soli 5 anni dall’invenzione dei fratelli Lumiere. Ma ci dovettero altri 30 anni prima che Avanes Ohanian, un regista armeno/iraniano, realizzasse il primo lungometraggio della storia del cinema iraniano: “Abi e Rabi” (1930); e subito dopo tre anni il regista Ardeshir Irani giro’ “La ragazza Lor” in Bombai (1933). Il cinema iraniano sin dagli albori, fu soggetto a restrizioni e censure: non a caso, dal 1936 fino al 1948 vide un periodo di sospensione – sia a causa della seconda guerra mondiale e dell’invasione parziale dei britannici in Iran, sia per il clima teso politico che segui’ il colpo di stato imposto dagli inglesi a Reza Shah, primo re della dinastia Pahlavi – per poi riprendersi negli anni Cinquanta con uno spessore piu’ pubblico e in quanto un’industria,  nel vero senso della parola. Il cinema commerciale iraniano per decenni invase il grande schermo con film per lo piu’ banali, prodotti –insomma – solo per intrattenere le grandi masse che negli anni Sessanta e Settanta , con il boom economico del secondo e ultimo re Pahlavi, Mohammad Reza Shah, emigravano dai villaggi nelle citta’ con la speranza di farsi una vita migliore e piu’ moderna secondo i criteri occidentalizzati dettati dal regime monarchico.

 

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